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Vivere la natura

Ferrigno e affascinante, il Menegora, con i suoi 1356 metri, è il monte più alto di quelli che costituiscono la testata della conca da cui, alimentato da innumerevoli rigagnoli, comincia a scorrere il torrente Arda.
Ciononostante è facilmente raggiungibile attraverso le innumerevoli mulattiere che fendono un territorio ricco di vegetazione pressoché incontaminata, purché ognuno sia disposto, e ne vale davvero la pena, a spendere un supplemento di energie per completare l’ultimo tratto di salita in forte pendenza. Una volta in vetta si può stare tranquilli, poiché si sbuca su un piano ampio quanto basta per muoversi in libertà, e attraverso la stretta sella di collegamento si può arrivare al grande prato disteso in pendenza sopra una massiccia protuberanza della vetta, e dal suo limite affacciarsi sulla valle dalla quale si raggiunge Morfasso. Lo sforzo fisico per arrivare in vetta è ampiamente ripagato da panorami mozzafiato che si possono ammirare ovunque lo sguardo abbia a stagliare l’orizzonte.

Morfasso è tra i maggiori custodi, se non il maggiore, del culto di Santa Franca. In quello che era chiamato il Monte di Lana, dove in tempi antichissimi fu eretto il monastero che ospitò per circa due anni (dall’ottobre del 1214 al maggio del 1216) Franca e le sue compagne, dal 1882 è presente un oratorio a testimonianza della devozione della popolazione locale per Colei che, nel raccoglimento di questi luoghi, insegnò alle giovani suore e ai popolani l’amore di Dio, la carità e la fede. A suo tempo proclamata patrona della Val d’Arda, Santa Franca è l’ “amica” degli emigrati e da secoli viene festeggiata sul monte che ora porta il suo nome la prima e l’ultima domenica di agosto. L’oratorio, distante da Morfasso 6 chilometri, sorge ai lati di un meraviglioso pianoro circondato da faggi secolari, e in qualsiasi periodo dell’anno è méta dei tanti vacanzieri che vogliono godere di qualche ora di relax a diretto contatto con un luogo incantato. Circa 250 metri a monte dell’oratorio esiste il pozzetto di sorgente dove Franca e le sue compagne attingevano l’acqua per i bisogni quotidiani e, secondo la tradizione, si attribuiscono ad essa proprietà miracolose, tanto che è di prammatica berla e anche raccoglierla e conservarla come lenitivo delle malattie degli occhi.

Il Monte Lama (m. 1.345), baluardo di confine tra la nostra provincia e quella di Parma, si presenta come un grosso panettone che, nella forma, ricorda i rilievi isolati dell’amena pianura. La realtà appenninica è tradita da querce e faggi, che offrono un quasi incessante riparo ai raggi del sole, rendendo piacevole l’ascesa. Dalla vetta si ha una bella veduta del vicino Menegora, distante circa due chilometri in linea d’aria, e girando lo sguardo verso nord – est si domina l’alta Val d’Arda, inconfondibile con lo specchio d’acqua dell’invaso di Mignano. A est si snodano le catene del Parmense a perdita d’occhio. La sommità del monte è un altopiano leggermente rigonfio in cui il prato, popolato per tutta la stagione favorevole da viole tricolori nella non frequente varietà gialla, è interrotto qua e là da boschetti di faggi. L’atmosfera invita anche i più riluttanti a fare una sosta per un picnic, e non è infrequente consumarlo in compagnia di cavalli e capre; offrirgli un boccone di pane faciliterà un simpatico approccio a completare una rilassante arrampicata.

La Valdarda rappresenta la memoria storica della provincia di Piacenza. Tra i boschi che convergono alla sommità del Monte Moria e congiungono due valli, quella dell’Arda e del Chero, e uniscono due territori dal sapore antico, quello di Monastero Val Tolla e quello di Veleia, albergano di castagni e faggi dalle dimensioni così imponenti da giustificare l’elezione dell’area a Parco Provinciale. Il cuore del parco, a più di 900 metri di quota, è agevolmente raggiungibile in automobile; vi sorgono l’oratorio della Madonna di Monte e, proprio al termine della strada, tutta asfaltata, un rifugio – ristorante, entrambi a ridosso di ampi spiazzi erbosi attrezzati che offrono l’opportunità di mangiare al sacco anche seduti a comodi tavoli in legno. Coloro che amano socializzare trovano qui, nella bella stagione, un ambiente ideale, frequentato da centinaia di persone con lo stesso desiderio. Chi ama le passeggiate a diretto contatto con la natura, può seguire i numerosi sentieri che, addentrandosi nella macchia, aggirano i rilievi e vi salgono, godendosi ore di solitudine e improvvise aperture panoramiche sulle valli vicine.

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